Rilievo topografico:
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Dati catastali:
Dati Catastali: Comune: Oneta; Località: presso baita Grem; Quota: 1120 slm;   
Longitudine: 02° 37'35,4"/1564085; Latitudine: 45° 52' 49,7"/5081200   
Sviluppo reale: >100m; Dislivello: -85m 
 
 
 
Descrizione:
Immaginate un qualunque fumoso Bar Sport di un piccolo paesino di montagna in una tranquilla valle bergamasca; immaginate adesso i tipici frequentatori di tale locale: pensionati, cacciatori, montanari, ex-minatori (eh eh...) intenti a bere grappini e a leggere il mitico Eco di Bergamo scrutando discretamente i pochi turisti di passaggio. Adesso provate ad inserire in questo quadretto un pugno di personaggi vestiti in modo curioso e variopinto, tra cui un elemento infagottato in un sottotuta viola e contraddistinto da un accento marcatamente siculo...  
La scena di cui sopra si è ripetuta per tre o quattro domeniche consecutive con uniche variabili tra i personaggi di contorno e la quantità di fango visibile sui volti di alcuni di loro, a questo punto l’isolano appena citato tentava l’approccio con gli avventori del suddetto bar grazie anche all’interessata intercessione della giunonica ostessa, chiedendo notizie su eventuali grotte incontrate sui pendii o nelle viscere del Grem . Vinta la diffidenza e abbattuto il muro dell’omertà fioccavano le segnalazioni (con tasso di attendibilità difficilmente valutabile), prontamente raccolte e memorizzate. La più interessante di esse riguardava i cantieri S. Barbara (praticamente tutti i sistemi di miniera hanno un livello S.Barbara), a pochi minuti dalla baita Grem (Oneta) così, dopo qualche altra settimana dedicata alle nuove grotte trovate nelle miniere dell’Arera, si decise di provare a verificarne la validità. Si trattava di trovare l’ingresso di una miniera abbandonata mezzo secolo prima, distinguerlo da tutti gli altri situati nei pressi ed infine trovare i pozzi naturali di cui parlava il nostro confidente.  
Perdemmo quasi mezza giornata sugli sterrati della montagna cercando di mbroccare l’attacco giusto per il sentiero da percorrere e liberando con l’aiuto di due contadini la Fiesta (targata SR!) impantanata tra fango e neve marcia. Ancora qualche ora fu necessaria sul sentiero e lungo il pendio dove era segnato l’ingresso della miniera prima di poterlo effettivamente trovare e, quindi, rendere accessibile il piccolo buco soffiante (molto ben nascosto) rimasto tra due travi in legno del soffitto crollato della galleria... finalmente dentro!  
Il buonumore durò molto poco, la galleria era in condizioni pietose, travi quasi marce sostenevano miracolosamente grossi blocchi distaccati dal soffitto, mentre diversi crolli lasciavano spazio appena sufficiente al passaggio di una persona, naturalmente al di sotto di altro materiale pericolante.  
Dopo una ventina di metri di questo incubo la roccia cominciava ad essere apparentemente sana e quindi ci si dedicò con animo rincuorato all’esplorazione delle gallerie fino ad altre frane, poi dentro le coltivazioni corredate da altri crolli ciclopici cercando sistematicamente in tutti gli angoli.  
Era decisamente la miniera più malconcia e pericolosa che avessimo mai visto ma, ad un certo punto, si arrivò in una galleria che precipitava finalmente in un nero baratro.  
Trovata la grotta e finiti i problemi? Non sia mai! Il pozzo (17m, “Pioggia Mistica”, punto “a” del rilievo) era molto ampio, ma l’unico punto in cui era possibile armarlo coincideva con la verticale dell’unico arrivo d’acqua di cui era dotato... la doccia integrale dell’attrezzista mise in difficoltà il trapano e fece passare le residue voglie esplorative alla sua compagna di avventure.  
Alla base del P17 partiva uno scivolo di detrito che degradava verso un meandrino sfondato arrampicabile (punto “b”), seguito da un altro scivolo da cui i sassi precipitavano in un grosso ambiente (punto “c”).  
Urla di gioia ed entusiasmo facevano finalmente scordare all’inzuppato individuo la sua sgradevole condizione idrologica, anche il trapano riprese a fare regolarmente il suo dovere mordendo avidamente il vergine calcare cui affidare le sorti di entrambi, macchina e uomo.  
Fix, altro fix (un po’ fuori), coniglio, scivolo, fix, frazionamento, pozzo (profondo 30-35 metri, sezione massima 12 metri, soffitto invisibile), lenta discesa finché gli scarponi toccarono l’ennesimo scivolo detritico (cominciava ad essere intuibile l’esistenza di qualche altra comunicazione con le miniere in cima al pozzo), alla fine dello scivolo c’era un breve saltino (“d”).Veloce frazionamento e giù per pochi metri fino al successivo scivolo pietroso che però stavolta occupava tutta la base della sala. L’unica possibile prosecuzione si trovava a cinque metri di altezza e un lancio di sassi confermava l’esistenza di una verticale di 15-20 metri raggiungibile solo dopo avere risalito la paretina (punto “e”).  
A questo punto cominciava ad essere sconsigliabile l’ulteriore rischio di una solitaria delicata arrampicata in libera in una grotta inesplorata dentro una miniera pericolante sconosciuta a qualunque altro speleo, inoltre si era fatto anche abbastanza tardi e i contatti con Laura (rimasta in cima al P17) si erano interrotti da un po’.  
E poi è bello lasciarsi viva un’illusione ancora per qualche altro giorno... Dietro Front!  
Prima di uscire all’aperto provammo a girare ancora per la miniera, incrociando un altro grosso ambiente naturale di cui rimaneva vuota solo la parte superiore. Era evidente che tutto ciò che era stato possibile riempire di detriti era stato occluso, tranne un budello discendente sondato con sassi che rotolavano per alcuni secondi. Continuando lungo una galleria orientata a Ovest ci trovammo sopra un ponte di legno mezzo marcio sospeso su un grosso pozzo naturale, che aveva tutta l’aria di essere la parte superiore del salto da 30 metri sceso precedentemente, si distingueva appena il rumore di una cascatella che poteva benissimo essere identificabile con la “Pioggia Mistica”.  
Nonostante gli esordi poco brillanti il bilancio complessivo della giornata era risultato decisamente positivo ed eravamo impazienti di annunciare agli altri la buona novella.  
Contrariamente a quanto si potesse sospettare fu difficile reclutare entusiasti esploratori per la domenica successiva, solo Laura e Teo aderirono immediatamente alla proposta. In compenso l’occasione fu presa al volo da Graziano Ferrari e Conan, desiderosi di evadere dai loro soliti orizzonti Grigno-Tivan-Apuan-Esotici, accompagnati da Teresa, simpatica Tassa (inteso in senso speleo-faunistico, non fiscale).  
Ferrari il Telematico riuscì ad evitare la punta a causa di una storta, conseguenza di follie danzerecce consumate la notte precedente, così restò fuori a studiarsi il territorio e a fare amicizia con i gestori del soprastante rifugio. Conan intanto attraversava le zone più impressionanti della miniera con aria poco convinta... e pensare che ormai dovrebbe avere uno stomaco abbastanza forte.  
Si decise di dividersi in due squadre: Teo e Laura stavano vicino al ponte di legno mentre io scendevo sotto la cascata del P17 munito di parco da rilievo e assistito dai due “ospiti”.  
Come previsto fu stabilito il contatto vocale tra le due squadre, così Teo cominciò ad armare il pozzo che avrebbe permesso agli altri di bypassare il P17 e la sua cascata.  
Ci incontrammo sullo scivolo posto in cima al salto da 30, quindi proseguii rapidamente verso il fondo e provai la risalitina in libera (“e”), rivelatasi più semplice di quanto sembrasse a prima vista.  
Il successivo P18 inclinato si biforcava dieci metri sotto l’attacco: scelsi la via meno promettente, rappresentata da un ambiente con stillicidio e tante fessure purtroppo impercorribili (punto “f”).  
Tornato sull’asse principale del pozzo ripresi la discesa fino ad un terrazzino seguito da una strettoia poco impegnativa e, quindi, da una stanzetta la cui unica prosecuzione era una scoraggiante fessura di interstrato con poca aria e pochissime prospettive di superamento (“g”).  
Stavolta tra le pareti della grotta rimbombavano urla di disappunto per un’avventura finita proprio quando cominciava a meritare di essere gustata, amaro destino.  
Mentre il sottoscritto smaltiva l’incazzatura coadiuvato da una fiaschetta di buon rosso, il Barbaro (astemio!?!) provava qualche inutile risalitina prima di avviarsi sulla via del ritorno.  
Io e Teo restammo a rilevare quanto di nuovo era stato esplorato mentre gli altri pian piano uscivano.  
 L’undicesimo corso del G.S.B. impose qualche settimana di pausa, ma per l’ultima domenica di aprile fu assemblata una squadra comprendente due quasi-ex-allievi entusiasti della loro prima esperienza di grotta fuoricorso e del loro primo rilievo; nonostante qualche incomprensione con l’armo un po’ tecnico si riuscì a completare la poligonale principale dal fondo della grotta fino alla cima del pozzo che parte dal ponte di legno (P24, “Pozzo della Miccia”). A dire il vero sarebbe più corretto parlare di un unico pozzo profondo cinquantasei metri, articolato su quattro grossi ambienti collegati da enormi finestre e interrotto solo da brevi scivoli, comunque il giudizio umano è soggettivo, mentre i sassi lanciati dal ponte di legno in genere finiscono per fermarsi solo alla base del P7 (-65m).Vista l’impazienza di altri reduci del corso, che inauditamente scalpitavano per cimentarsi in attività esplorative e topografiche, tornammo giorno 12 maggio per ripetere il fondo (migliorando l’armo originario) e fare la poligonale del rametto della Pioggia Mistica.  
Nella stessa piovosa giornata notammo una notevole corrente d’aria in uscita dall’ingresso minerario, inoltre la fessurina del fondo (il famigerato punto “g”) aspirava in modo sensibile, ma non abbastanza da suscitare incontenibili frenesie disostruttorie.  
Il successivo 23 giugno un nuovo ex-allievo (Claudio) faceva conoscenza con l’abisso, la ristretta squadra provò una via alternativa armando il P56 dal 2° ponte (“i”). Traversando un pozzo parallelo al P24 (da esso separato grazie ad un sottile diaframma di roccia, a parte un piccolo oblò) e percorrendo uno scivolo (“j”) si arrivò ancora alla base del P17, mentre traversando dal lato opposto ci si trovò a scendere in mezzo al P56 senza possibilità di vedere da vicino eventuali finestre.  
Fu anche fatto un giro in miniera che permise di identificare il sospirato ingresso alternativo e di trovare altri due pozzetti (successivamente scesi) profondi tra i dieci e i quindici metri: i rispettivi fondi sono entrambi difficilmente disostruibili, ma uno dei due soffia in modo deciso.  
Fatti i conti si scopre che la profondità massima dell’abisso è di -85m e, per quanto visto finora, non sembrerebbe possibile sfondare il limite delle tre cifre.  
Resta da vedere che fine fanno l’acqua della “Pioggia Mistica” e l’aria percepibile nettamente nei collegamenti tra grotta e miniera, è probabile che per entrambi i fluidi la destinazione sia verso il fondo, ma il confronto delle portate rilevate nelle due zone è nettamente sbilanciato.  
Probabilmente la struttura originaria della grotta prosegue invece sotto i detriti di miniera giacenti alla base del P7: non sembra facile trovare un’alternativa realistica, anche perché tutte le possibilità ancora aperte si dirigono verso l’alto, e non ispirano granché.   
 
Itinerario:
Da Bergamo verso Clusone, lungo la val Seriana, svoltare a sinistra verso Gorno-Oneta (val del Riso) e proseguire fino a Gorno fraz. Villassio, svoltare a destra e seguire la strada che con molti tornanti porta verso il Monte Grem.  
Finito il tratto asfaltato si trovano due strade sterrate, imboccare quella alta (a destra), seguirla finché non attraversa la valle dell’Orso, poco dopo il superamento dell’evidente incisione valliva si arriva ad una curva a DX molto netta, da cui parte il sentiero in discesa verso la Baita Grem.  
Si supera il rifugio e si continua a scendere lungo un precario sentiero tra gli scarichi minerari fino ad intravedere una scalinata in muratura a secco che si trova nella destra idrografica della valletta laterale, l’ingresso minerario si apre quasi alla base della scalinata, circa trenta metri sotto il rifugio.  
E’ assolutamente consigliabile percorrere con estrema cautela (e uno alla volta) i primi metri di galleria.  
Dall’interno si prosegue subito in discesa (per un dislivello totale di 30 metri) verso SX tralasciando vari rami ciechi, arrivati in una stanza ingombra di massi ci si trova in mezzo alla galleria S. Barbara; proseguendo a SX si arriva all’imbocco originario del ribasso, estremamente instabile, invece a DX si va sempre diritto fino a trovare due ponti di legno marcio consecutivi, sospesi rispettivamente sul P24 (“h”) e sul P56 (“i”).
 
Scheda d'armo:
VIA ASCIUTTA: 

1a P24 (Miccia) 
2a frazionamento 
3a pendolo 
4a scivolo 
5a P30  
6a P7 
7a R5 
8a P18 (Fondo) 
9a deviazione 
10a frazionamento 

10b P4 (Fondo dx)

 

2 fix a DX 
1 fix a SX (- 2m) 

1 fix a SX 
1 fix a SX 
1 fix a SX 
A.N. 
A.N. 
1 fix a DX (-3m) 
1 fix a DX (-8m) 

1 fix a DX (all'interno in alto)

 

Corda da 30 metri 

(traversare in alto finestra) 
Corda da 55 metri (concatenare con precedente) (aggiungere fettuccia corta) 
Corda da 8 metri (in loco) 
Corda da 25 metri 
(dietro lamone in alto) 
(sopra finestra) 
Corda da 6 metri (concatenare con frazion. 10a)

VIA BAGNATA: 

1b P17 (Pioggia Mistica) 
2b frazionamento 
3b scivolo



2 fix (in galleria) 
1 fix a DX (-2m) 
2 fix a SX (il 1° è fuori)


Corda da 25 metri 
Corda da 55 metri (congiunzione con 5a)
 
Monte Grem - Comune di Oneta - Data Rilievo: 23/6/1996 - Esecutori
P. Battarola; L. Belelli; E. Mangani; C. Meles; P. Oberti; G. Pannuzzo; E. Testa
(G.S.B. Le Nottole)
M. Zambelli (S.C. CAI Bergamo) - D. Bassani (A.S. Comasca)